Indovina chi viene a cena

UN INVITO SPECIALE NEL CUORE DELLO SRI LANKA

Siamo a Nuwara Eliya, una cittadina nel cuore dello Sri Lanka immersa nel verde delle piantagioni di té. Questa è una delle tante tappe del nostro bellissimo viaggio alla scoperta della Lacrima di Buddha, come viene chiamata quest’isola a Sud dell’India, quasi all’Equatore.

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È un piccolo centro abitato di poco meno di 30 mila abitanti, dove il retaggio coloniale si puó ancora chiaramente vedere; non solo per il clima fresco e umido è infatti soprannominata Piccola Inghilterra. Le fa la guardia il Pidurutalagala, la montagna piú alta dello Sri Lanka con i suoi oltre 2.500 m. La cittadina è inoltre la miglior base di partenza per un piacevole trekking nelle Horton Planis, attraverso le quali, al mattino presto per evitare la nebbia, si puó raggiungere il punto panoramico conosciuto come The World’s End: un salto di 1.050 m che offre una vista mozzafiato sulle pianure sottostanti e sui rilievi in lontananza. Giá alle 8 del mattino la foschia inizia ad accumularsi e dal fondo del burrone sale verso gli osservatori. I colori sfumano, i contorni diventano indistinti e il panorama si trasforma in un susseguirsi di sfumature di blu e di verde che si rincorrono e superano l’orizzonte.

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Gli edifici coloniali della vecchia posta e del Grand Hotel, il lago Gregory e il Victoria Park, completano l’immagine di un angolo di Europa nell’Asia del Sud. Ma gli strombazzanti autobus Tata di fabbricazione indiana, insieme al profumo degli sfrigolanti samosa, che si possono comprare ad ogni angolo, riportano subito alla giusta latitudine.

Shiran, il nostro autista, è originario proprio della cittadina fondata da Samuel Baker nel 1846. Per questo motivo sono sicura fosse molto contento della modifica che abbiamo proposto al nostro tour, chiedendo di allungare la permamenza nella Hill County. Le coltivazioni del té e il clima freco sono infatti stati per noi un richiamo irresistibile.

Dopo la prima giornata di visite Shiran ci ha invitato a cena a casa sua, per conoscere la sua famiglia e per un’autentica esperienza singalese. Che in effetti si rivelerá davvero tale!

Alle 19 viene a prenderci al nostro hotel e ci accompagna nel quartiere residenziale dove vive la sua famiglia; al momento del nostro viaggio vive insieme ai genitori con la moglie Bindi, in attesa che siano ultimati i lavori di costruzione della loro nuova casa. I genitori vivono in una piccola casa semplice, lungo una via in salita, dove i loro sorrisi e quelli di una squadra di nipotini ci accolgono non appena scendiamo dall’auto. Con la sola eccezione del padre, parlano tutti inglese; insieme a noi sono invitati alla cena Shirvin, il miglior amico di Shiran, e sua moglie Kavithra. Entriamo nel soggiorno e una fumante tazza di té ci dá il benvenuto insieme a dei biscottini al cocco. Sono orgogliosi di raccontare che quelli sono un prodotto tipico dello Sri Lanka, cosí come lo è il té. La conversazione è piacevole e rilassata, e naturalmente il confronto tra i nostri due mondi cosí diversi è l’argomento principale. Shirvin ha lavorato a Dubai e ama le macchine sportive, sentire che noi viviamo dove hanno sede i quartier generali di BMW e Audi lo entusiasma. Kavithra è una professoressa di matematica, e aspetta un bambino; piú tardi mi sorprenderá non poco vedere la quantitá di peperoncino che mangia durante la gravidanza…! Bindi, la dolcissima moglie di Shiran, lavora in banca ma rimane in disparte tutta la serata. Mentre chiacchieriamo seduti sui divani, prima di accomodarci a tavola, mi sorprende vedere come lei rimanga in piedi dietro al marito tutto il tempo, parlando solo se interpellata. Non si pensi subito alla classica situazione della moglie sottomessa, Shiran si rivolge a lei con estremo rispetto e molto dolcemente; lei è semplicemente timida. Quando esprimo il mio apprezzamento per la bella foto del giorno del loro matrimonio che campeggia al centro di un tavolino, il suo viso si illumina.

Shiran ha comprato apposta per noi della birra locale, si chiama Lion. Ci teneva a farcela assaggiare da quando gli abbiamo raccontato dell’Oktoberfest e della birra tedesca. Ce ne offre quindi una lattina insieme a delle arachidi; ci godiamo la birra, la conversazione e l´atmosfera nell’attesa della cena che sembra prolungarsi ancora. Ma poi con un sorriso orgoglioso il padrone di casa ci invita a prendere posto intorno al tavolo. È apparecchiato solo per quattro, la coppia di amici e noi, la famiglia non mangia con noi e sul momento rimango un po’ delusa. Shiran ci serve, ci spiega e ci intrattiene, mentre il resto della famiglia fa capolino dalla cucina con occhi curiosi, cercando di interpretare le nostre reazioni. Ogni tanto un bimbo (sono i figli dei fratelli di Shiran) scappa fuori saltellando e cercando di farci piccoli scherzi; stiamo al suo gioco e veniamo ripagati da denti bianchissimi e occhi luminosi combinati in gioiosi sorrisi.

Volevamo un’esperienza al 100% autentica? Bene, cominciamo col mangiare con le dita senza le posate. Non siamo abituati, c’è poco da fare, e le risatine che sentiamo in sottofondo enfatizzano il nostro imbarazzo iniziale. Non siamo molto abili nel modellare con la punta delle dita gli “string hoppers” (una sorta di frittelline fatte di sottili noodles di riso) intinti nei diversi intingoli che hanno preparato per noi. Non posso dire che col tempo la situazione migliori, ma dopo qualche tentativo troviamo una tecnica tutta nostra; siamo unti fino ai gomiti, cosa che i nostri ospiti probabilmente fanno finta di non notare, mentre loro sono perfettamente – ovviamente – a loro agio e hanno solo qualche goccia di sugo sulle dita. Non importa, il cibo è delizioso e ce lo godiamo anche cosí. Ci offrono innanziutto un tradizionale dahl, una pietanza a base di lenticchie stufate con un incredibile aroma composto da una mistura di spezie, che immagino essere il segreto della ricetta di ogni famiglia. Il piatto forte è un curry di pesce preparato con latte di cocco, una generosa quantitá di chili e un mix di spezie completamente diverso dall’altro. Il curry va mangiato insieme agli string hoppers, un po’ come fare la scarpetta col sugo della pasta. Il tutto va completato con il coconut sambal; si tratta di cocco fresco grattugiato, speziato e piccante all’inverosimile, al punto che del sapore di cocco non rimane neanche l’ombra. Ma è incredibilmente delizioso e completa il sapore del piatto rendendolo ancora piú coinvolgente. Durante il pasto ridiamo e scherziamo sul nostro modo di mangiare e Shirvin viene investito del ruolo di “insegnante” fin dall’inizio. Ma non c’è niente da fare, quell’abilitá di spingere in bocca col pollice il boccone modellato con le dita non riusciamo a farla nostra prima della fine della cena. Dimostriamo il nostro gradimento servendoci piú volte (il giorno dopo diremo forse anche troppo…) e tentiamo di spegnere un po’ l’incendio che abbiamo in bocca con i piccoli e fragranti roti al cocco che continuano ad arrivare fumanti dalla cucina. Queste piccolo piadine cucinate sulla piastre rovente sono deliziose e ci aiutano a ripulire i piatti fino all’ultimo boccone. È sorprendente vedere come Kavithra li mangi tranquillamente farciti da una generosa quantitá di coconut sambal durante la gravidanza. È certamente solo una questione di abitudini, ma é comunque curioso.

Ci aspetta ancora il dessert. Ci viene offerto un vasetto di yogurt fatto con latte di bufala, un’altra specialitá locale di cui vanno molto orgogliosi. Il sapore fresco e dolce è l’ideale dopo la cena speziata e lo mangiamo di gusto. Noto come la semplicitá dell’essere servito nella confezione del supermercato con tanto di cucchiaino di plastica “allegato” lo renda assolutamente speciale.

La cena è arrivata alla fine, l’abbiamo gradita davvero e adesso non vogliamo disturbare oltremodo la famiglia. Cominciamo con i saluti, uno per uno, con parole gentili e auguri per il futuro. Non possiamo sottrarci a un selfie di Gruppo che ci ricorderá di quei sorrisi cordiali e curiosi quando torneremo a casa.

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Shiran ci accompagna di Nuovo al nostro hotel e si dimostra orgoglioso quando, congedandoci, gli facciamo ancora i nostri complimenti per l’ottima cena. Siamo finalmente in camera, la giornata è stata lunga, ma intensa e indimenticabile.

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